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Grottazzolina nel Primo e Tardo Medio Evo

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Grottazzolina nel primo Medio Evo L'Italia subì le invasioni di diversi popoli barbari che pro­vocarono sconvolgimenti politici, sociali ed economici, portando distruzione e morte. Gli insediamenti presenti nel territorio di Grottazzolina, come quello di Crypta e di Montebello, vennero distrutti. I Longobardi divisero in due Ducati il Piceno e il territorio fermano venne as­segnato al Ducato di Spoleto. Nel IX secolo, con la ricostruzione del Sacro Romano Impero e la sconfitta dei Longobardi, Fermo, con i suoi castelli, scelse di apparte­nere al papato. Un secolo dopo cominciarono a sorgere molti castelli nel sud delle Marche. Sulla data di fondazione del fortilizio di Grottazzolina vi sono due ipotesi. La prima sostiene che sia stata una collaborazione tra il Duca di Camerino e il vescovo di Fermo ad avviare la ricostruzione di Grottazzolina. Più realistica sembra invece la posizione di chi sostiene che siano stati i monaci farfensi ad operare la fondazione del castello e del nucleo abitativo. I monaci benedettini di Farfa, nella Sabina, edificarono monasteri tra il Lazio e le Marche, bonificando terre e dando un forte impulso alla rinascita civile ed economica. Quando gli assalti dei saraceni a Farfa divennero più in­tensi e la resistenza disperata, l'abate Pietro nell'890 in­viò un gruppo di monaci nel Fermano (dove erano già presenti), che presero Santa Vittoria come sede princi­pale. I Farfensi fondarono molti conventi, permettendo così la nascita di piccoli centri urbani. Anche Grottazzo­lina, come nucleo abitativo, fu dunque amministrata dai monaci, beneficiando dei lasciti che i signori offrivano al Monastero e che utilizzavano per migliorare la vita dei contadini, con la distribuzione di terre disboscate e il miglioramento del centro abitato. La denominazione più antica era "Montebello".

Intanto cresceva e si consolidava l'autorità dei vescovi di Fermo sugli altri castelli minori, se ne contavano 129, mentre si affievoliva il dominio dei Farfensi, che avevano cominciato a concedere i territori da loro ammini­strati anche a feudatari laici. Divenuta appannaggio dei Canonici di Fermo, la denominazione del nostro centro muterà in "Crypta Canonicorum". Nel 1021, Atto, figlio di Manfredi, che evidentemente esercitava il diritto di proprietà su alcuni territori, con­cesse in usufrutto il "castello di Grottazzolina" ad Azzo, figlio di Azzone. Nel 1062, in un altro documento, si legge che Azzo ce­dette ad Azzone in usufrutto una terza parte del territorio di Grottazzolina, mentre le restanti due parti divenivano proprietà della Chiesa Fermana. Quando fu eletto imperatore Ottone IV, i contrasti tra im­pero e papato interessarono anche il Fermano e Grottaz­zolina. Il Papa Innocenze III voleva sottrarre al controllo dell'imperatore l'Italia centrale e contendeva pertanto a Ottone l'assegnazione di quelle terre. Successe così che Azzo VI d'Este, già feudatario della Marca Anconetana, prese l'investitura sia dal Papa sia dall'imperatore.

Alla morte di Azzo gli succedette il figlio Aldobrandino, che però perse la Marca d'Ancona. Con l'aiuto del papa, egli riuscì a riprendersi la Marca e, per magnanimità conferì a Fermo il privilegio di battere moneta. L'anno dopo ven­ne avvelenato e gli succedette il fratello Azzo VII, detto Azzolino, dal quale Grottazzolina prende l'attuale deno­minazione. Furono anni convulsi, la stessa Marca era at­traversata da moti di ribellione che spinsero molti castelli a non versare i tributi. Nel 1224 i fermani però decisero di giurare obbedienza al loro vescovo Rinaldo che si op­poneva al desiderio di Azzo VII di riprendersi la Marca. Il contrasto si placò con l'elezione del papa Gregorio IX che riconobbe i diritti del vescovo di Fermo sul territorio circostante. Ma Grottazzolina ed altri castelli non si pie­garono, rifiutandosi di pagare tributi. Solo l'intervento diretto del papa indusse i Rettori e il popolo a riconoscere la signoria di Fermo. Quando il nuovo impe­ratore Federico II riprese la lotta contro il papa, si riaprirono i contrasti anche nelle Marche. L'imperatore cercò di farsi alleati i fermani che sottomise nel 1239 solo con l'uso della forza. Pochi anni dopo, nel 1243, venne eletto papa Inno­cenzo IV, che riaprì il conflitto ottenendo la fedeltà di Fermo e di tutti i suoi castelli, Grottazzolina compresa.

 

GROTTAZZOLINA NEL TRECENTO

Grottazzolina era uno dei castelli su cui Fermo esercitava il suo libero governo, seppur sotto l'autorità della Santa Sede. Fermo, fin dal XIII secolo, si reggeva con uno sta­tuto che regolamentava i rapporti con i castelli, anche per quanto riguardava l'amministrazione della giustizia. A sua volta il Papa affermava il suo potere sulle Marche attraverso un Podestà. Quando Roma esigeva, il paese doveva partecipare versando somme di denaro e fornen­do soldati a Fermo, che poi li inviava alla capitale. Tut­tavia difficoltà nei rapporti tra potere centrale e governi locali si verificarono fin dai primi anni del 1300, quando il Papa trasferì la sua sede ad Avignone. La pretesa di Clemente V di esercitare la sua autorità, nonostante la sua partenza da Roma, aveva provocato delle ribellioni. Grottazzolina, con Fermo ed altri castelli, su posizioni ghibelline, rifiutò di assoggettarsi, mentre altri fecero atto di sottomissione. Iniziò un periodo di conflitti tra comuni guelfi e ghibellini, che davano luogo a violenti attacchi e rappresaglie.

Nel 1323 assunse un ruolo di capo tale Mercenario da Monteverde, che battè in uno scontro le milizie della chiesa e saccheggiò la guelfa Sant'Elpidio. Mercenario divenne tiranno di Fermo ed era sostenuto anche da lacopo da Grocta (Grottazzolina), fino a quan­do non cadde vittima di una congiura. Grottazzolina e il Fermano passarono allora sotto il con­trollo di Gentile da Mogliano, che strenuamente cercò di opporsi all'arrivo di un esercito papale. Gentile riparò a Fermo, dove venne decapitato, dopo aver subito l'as­sedio. Il Fermano tornò dunque di nuovo sotto l'autorità della Chiesa che obbligò tutti i castelli ribelli al pagamento di tasse straordinarie, provocando un diffuso malconten­to. Quando, qualche anno dopo, si presentò l'occasione, Grottazzolina ed altri castelli si ribellarono riconoscen­do come capo Rinaldo da Monteverde, nipote di Mer­cenario. Questi sostenne vari scontri e soldati grottesi combatterono al suo fianco contro Ascoli, Sant'Elpidio e Ripatransone. Fu un periodo di congiure e complotti. Arrivarono anche le Compagnie di Ventura che semi­navano distruzione e terrore. Rinaldo venne catturato a Montefalcone e decapitato come lo zio. Il degrado della guerra portò con sé fame e malattie. Infatti, a partire dal 1382, tra una scorreria e l'altra dei soldati, si diffuse la peste che provocherà migliaia di morti per tutto il resto del secolo.

(Pianta attuale di Grottazolina con l'ambito medievale del Castello in rosso)

 

GROTTAZZOLINA NEL QUATTROCENTO E NEL CINQUECENTO  

All'inizio del Quattrocento il Fermano fu coinvolto nel conflitto tra il nuovo pontefice Gregorio XII e Ludovico Migliorati, a cui il papa precedente aveva assegnata la Marca Fermana. Gregorio XII decide di nominare retto­re della Marca il Vescovo di Montefeltro, che assoldò le Compagnie di Ventura per piegare la resistenza del Migliorati. Centinaia di fanti e cavalieri attraversarono la valle del Tenna seminando distruzione e terrore. Anche Grottazzolina venne attaccata e, nonostante la fiera resistenza, l'8 agosto del 1407 fu espugnata e data alle fiam­me. Dopo alterne vicende, la pace fu suggellata grazie al matrimonio tra il Migliorati e la figlia di Carlo Malatesta. Poterono così ricominciare i lavori per la ricostruzione del castello. Nel 1422 arrivò Francesco Sforza con un numeroso esercito e, ancora prima di arrivare a Fermo, chiese che tutta la Marca si consegnasse. Fermo riunì il parlamento e si arrese, lo stesso fecero Grottazzolina e gli altri castelli. Erano anni di rapidi cambiamenti politici: il governo degli Sforza venne attaccato dall'esercito della Chiesa e dal re d'Aragona. Molti castelli, fra cui Ascoli, passarono dalla parte di Roma ed anche Fermo, il 24 novembre 1445, insorse al grido "Viva la Santa Chiesa e la libertà", cacciando gli Sforza per passare ancora sotto la sovranità del Pontefice.

Il resto del secolo trascorre in una condizione di relati­va pace, interrotta da qualche piccola guerra tra castel­li. Nel 1482, Grottazzolina partecipò a fianco di Fermo nella guerra contro Mogliano; sarà l'intervento di Inno­cenzo VIII a ristabilire la pace, imponendo a Fermo il pagamento di 1000 scudi d'oro. Intanto la peste mieteva vittime con le epidemie del 1478 e 1496. Il Cinquecento iniziò con la presa del potere fermano da parte del tiranno Olivierotto Euffreducci che si mac­chiò di gravi congiure. Egli fece costruire a Grottazzolina una fonderia di cannoni per potenziare il suo esercito, ma cadde vittima di un complotto a Senigallia e venne strangolato. Alla notizia della sua morte, il popolo di Grottazzolina si riversò per le strade gridando "Libertà! libertà!" Libertà che durò poco perché altri potenti rivendicavano quelle terre. I fermani decisero allora di porsi sotto l'autorità di Cesare Borgia, ma l'elezione di Giulio II, nuovo pontefice, pose fine all'autorità del Borgia. Nel 1520, si svolse una cruenta battaglia nelle piane di Tenna tra Grottazzolina e Montegiorgio: a scontrarsi furono le armate di Ludovico Euffreducci, nipote di Olivierotto, e quelle del papa. Euffreducci venne sconfitto ma la pace era instabile, per le continue tensioni tra Fermo e i castelli, che aggrava­vano le ripetute epidemie di peste e la carestia che ser­peggiava. Il popolo spesso si ribellava e gravi disordini si verificarono a Mogliano e a Grottazzolina.

Nel 1537 il delegato Mons. Tempestini decise allora di fare delle concessioni. L'elezione a papa di Paolo III segnò l'inizio di un periodo di pace: venne nominato un luogotenente col titolo di "Governatore dell'agro piceno" , che si stabilì a Montottone. Per circa 10 anni le popolazioni dei castelli ferma­ni poterono dedicarsi al lavoro e al miglioramento delle condizioni di vita. Solo un contenzioso tra Belmonte e Montegiorgio, che rivendicavano la proprietà di un terreno, turbò quel clima operoso. I montegiorgesi distrussero una casa di confine e i belmontesi, aiutati dai grottesi, bruciarono ai nemici il mulino. Nel 1545 furo­no i montegiorgesi a dar fuoco al mulino sul Tenna dei belmontesi. Queste continue scaramucce vennero sedate dall'intervento dei "Superiori" che riconobbero i diritti di Montegiorgio e imposero il pagamento di 34.700 ducati a Belmonte ed ai suoi alleati; Grottazzolina dovette pa­garne 1.500. Un importante cambiamento politico si ebbe nel 1550, quando Fermo decise di chiedere al papa di avere come governatore un suo nipote o uno stretto parente, col nome di "Cardinale nipote". Per quasi tutta la seconda metà del Cinquecento, Grottazzolina e il resto del Fermano vennero dunque governati da un prelato, il Luogo­tenente, nominato dal Cardinal nipote, che mediò le ten­sioni tra i castelli evitando che continuassero gli scontri e le vendette.  

 

(Il Castello con la Torre quattrocentesca crollata nel 1964)

 

 VI INVITIAMO A VISITARE ANCHE LA PAGINA DI PRESENTAZIONE DI GROTTAZZOLINA 

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