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Monterado

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Si ringrazia Paolo Marini per la collaborazione fotografica.

 



 

 

Monterado, Comune della provincia di Ancona, al confine con la provincia di Pesaro, abitanti 1489, territorio kmq 1071, altitudine sul livello del mare m 161. Da questi dati anagrafici si può facilmente dedurre che è uno dei tanti paesi delle Marche, con la caratteristica di una posizione invidiabile per un panorama che spazia sull'intera valle del Cesano, dal Monte Catria al Mare Adriatico. In tutta la sua storia non ha avuto né grandi eroi, né alcun personaggio famoso, se si fa eccezione per questi ultimi anni. Ma ugualmente la storia di questo paese è interessante per gli avveni­menti storici che lo hanno coinvolto: dalla scoperta dei reperti archeologici del periodo neolitico alla seconda guerra mondiale, dal­la rilevante dipendenza culturale ed economica dal Monastero di Fonte Avellana, successivamente dal Collegio Germanico-Ungarico e quindi dall'appannaggio napoleonico del viceré d'Italia. E' impor­tante altresì per la vita della gente comune e l'influenza che gli av­venimenti storici hanno avuto nella loro quotidianità e nella trasfor­mazione e nello sviluppo della comunità monteradese.

 

CENNI SULLA PREISTORIA E STORIA ANTICA 

Nella nostra storia ha notevole importanza il fiume Cesano che nasce dal Monte Catria e confluisce nel Mare Adriatico. Monterado che confina con la provincia di Pesaro, è l'unico Comu­ne della provincia di Ancona che estende il proprio territorio in ambi i lati del fiume, incuneandosi nella provincia di Pesaro, tra i Comuni di Monteporzio e di Mondolfo. Studi approfonditi sulle origini del nome del fiume si devono allo storico Alberto Polverari che confrontando le varie teorie svi­luppatesi nel corso dei secoli, propende per la derivazione dall'anti­ca città di "Suasa" e quindi "Suasano", trasformatosi poi in Cesano. Presso questo fiume a Ripabianca, località del territorio monteradese a sinistra del Cesano ed a destra del torrente Rio, nel 1962 è stato esplorato un giacimento del neolitico medio. Alcuni scavi individuarono una capanna con un diametro massimo di 10 metri e minimo di 8 e profondo un metro e mezzo sotto il deposito fluviale e tre sepolture con scheletro. Sono stati raccolti molti vasi variamente decorati e altre ceramiche a forma di brocca, fiasco, bic­chiere, scodella, ecc., due idoletti fittili, ma senza testa ed arti inferiori e molti altri reperti in pietra: oltre 700 lame, 11 bulini, 4 grattatori e 3 raschiatori ed alcuni oggetti in osso lavorato tra cui due grossi punteruoli ricavati da corna di cervo. Nella fauna è pre­valente la presenza degli ovini sui bovini; è frequente la presenza del cane, mentre vi sono tracce di cervi, volpi, orsi, gatti selvatici e caprioli. Tutti i reperti archeologici si trovano presso il Museo Nazio­nale di Ancona. Secondo l'Annibaldi, la vita pacifica degli agricoltori del neolitico è sconvolta nel terzo millennio a.C. dall'arrivo dei mercan­ti guerrieri, di provenienza egeo-anatolica. Nel secondo millennio a.C. nelle Marche, all'età del ferro, compaiono i "Piceni", pervenuti nella regione seguendo il picchio, uc­cello sacro a Marte, in primavera, quando avveniva il trasferimento ai pascoli estivi.....

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NASCITA DI MONTERADO

In vari documenti citati e studiati dallo storico Alberto Polverari abbiamo la descrizione di luoghi che hanno attinenza con il territorio di Monterado. Il 19 maggio 977 l'arcivescovo di Ravenna Onesto concede in enfiteusi a Sergio ed Anna il Casale detto Campo di Ravenna, situa­to nella pieve di S. Paterniano, "non molto lontano dal castello di Frattula". Da questi documenti possiamo dedurre l'attuale ubicazione: il Casale si trova dove è l'attuale, posto nei pressi del fosso di S. Anna e il Castello di Frattula era situato ai confini con "Tomba", attuale Castel Colonna, nella collina di fronte a Monterado, dalla parte del fiume Cesano, non molto lontano da Francavilla. E' molto importante la localizzazione di Frattula perché gli abitanti di questo castello saranno i fondatori di Monterado come centro abitato. Il nome di Monterado appare per la prima volta in un documento del 1115 e poi, una seconda volta, su un documento del novembre 1153 in cui Gozzo Ugolini dona al Priore Savino di Fon­te Avellana, tutta la sua proprietà "in Monterado". Vi sono varie ipotesi sull'origine del nome Monterado. Per primo il Ridolfi, storico e vescovo di Senigallia, propone questa suggestiva definizione: Monterado località situata in posizione elevata dove con lo sguardo umano tutte le cose facilmente e celermente vengono illuminate all'intorno come raggio splendente del "sole" e quindi Monterado significherebbe "Monte raggio". Ma lo stesso Ridolfi propone anche un'altra derivazione: "Monte radio", nome che sarebbe stato dato da coloro che avrebbero diviso e misu­rato la campagna locale con il "radio", cioè con la verga usata dai geometri per indicare le linee.

Alcuni propongono l'etimologia: "Monterado cioè collina con vegetazione rada", mentre altri fanno derivare Monterado da monte di Rado, con "Rado" nome proprio di persona, usato nei paesi balcanici e quindi probabilmente nome di origine bulgara del proprietario o enfiteuta del terreno. Infatti fino alla sua fondazione Monterado esisteva solamente come nome di un fondo, anche se munito di un "castrum" o castello o castellare come fortilizio del fondo stesso e degli agricoltori. Due importanti documenti del monastero di Fonte Avellana che si trovano presso l'archivio del Collegio Germanico-Ungarico di Roma datano, senza alcun dubbio, il 1267 l'anno in cui sorge Monterado, come centro abitato. Questi documenti sono copie autentiche degli atti originali, realizzate in un'unica pergamena, dal notaio "Manfredus quondam Christofori de Burgo Sancti Sepulcri, civis Fani, il 26 marzo 1435". Il 24 giugno 1267 a Frattula, alla presenza di Lulio notaio per l'autorità del comune di Senigallia, si riuniscono ventidue uomini, probabilmente i capifamiglia di quel castello. Essi son Simone di Rinaldo, Simonetto del signor Guido, Martinello di Martino, Angelo di Bonafilia, Revingrate di Guirardolo, Ubaldone di Morica, Paganuzio già di Montalfoglio, Munalduzio di Bona Perretinus, Vita Clemente, Ugolinello di Gazata, Francesco di Gramolo, Giacomello di Attolo, Pasquale di Pietro, Paterniano di Gianni, Venutolo già di Serra Longarina, Berarduccio di Guido, Benvenuto di Angelo, Nicola di Giovanni, Gianangelo Timpti, Corraduccio del lor Guido, Morico già di Piaggiolino e Rainuzolo di Tebalduccio. Questi ultimi tre vengono eletti loro sindaci, legittimi procuratori, attori e nunzi speciali presso il priore S. Albertino dell'eremo di Fonte Avellana per chiedere il permesso di costruire un "castrum" e delle abitazioni nel terreno e nel castellare di Monterado e di accettare, assumendo le obbligazioni e le promesse in nome di tutti gli uomini di Frattula.

Il successivo 13 luglio dello stesso anno, "in castro Montis Radi" S. Albertino priore di Fonte Avellana, fra Benigno sindaco dello stesso eremo "presente et consentiente et volente", Vita sacrestano, il monaco Pietro di Surzoni, Benvenuto monaco e rettore di S. Bartolo di Senigallia, Pietro da Liza e "Insyngnolus" (o Giusangelo) converso e rettore della bailia di Frattula, alla presenza di testimoni, danno e concedono a Corraduccio del signor Guido ed a Morico già di Piaggiolino, sinda­ci "degli uomini di Frattula" che accettano, l'enfiteusi in precedenza richiesta, per un periodo di tempo di 69 anni, rinnovabile. I sindaci si impegnano personalmente e per gli uomini di Frattula e per tutti gli altri che avessero voluto venire ad abitare nel castello di Monterado o nei borghi, a pagare il prezzo di 60 fiorini ravennati e anconetani e, ogni anno, in settembre in occasione della festa della Santa Croce, due fiorini al priore o rettore della bailia di Frattula o di Monterado, con la pena di mille fiorini. "Dal territorio concesso vengono escluse le seguenti aree, unum terrenum all'interno del ca­stello, tanto grande quanto la domus che possiede l'eremo nella par­te superiore del castrum Fractule; broilum unum che essi vi detengo­no; due terreni, nel borgo, per costruirvi una chiesa e delle case". Anche questo atto solenne è stato redatto e pubblicato dal no­taio Lulio di Senigallia. Pochi centri abitati possono vantarsi di avere una simile docu­mentazione per l'atto di nascita e il privilegio di aver avuto un san­to per padrino! Il sorgere di Monterado portò alla naturale conseguenza della scomparsa del castello di Frattula, anche se il nome restò vivo fino agli inizi dell'ottocento. Avvenne il trasferimento a Monterado an­che del rettore della bailia che oltre ad essere pastore di anime, era anche il rappresentante dei rilevanti interessi materiali dell'eremo di Fonte Avellana.

 

DALLA FONDAZIONE DI MONTERADO ALLA FINE DEL DUCATO DI URBINO

Pur essendo sotto l'influenza religiosa ed economica del mo­nastero di Fonte Avellana, Monterado, in tutto il suo corso della storia, ha legato le sue vicende a quelle di Senigallia, sia per l'ap­partenenza religiosa alla diocesi, che per quella politica alla comuni­tà senigalliese. Il sorgere del centro di Monterado avviene nel periodo di grande decadenza di Senigallia, causata dalla distruzione del Re Manfredi nel 1264, dall'eccidio di millecinquecento cittadini nel 1280 da parte di Guido di Montefeltro, dalle incursioni di Pandolfo e Ferrantino Malatesta nel 1307 e da calamità naturali come mala­ria, peste e alluvioni . Ma poi Senigallia risorge e nel 1355 il ve­scovo Ugolino Federicucci riceve dal card. Albornoz l'incarico di prender possesso, per conto della Chiesa Romana, della città, del comitato e distretto di Senigallia e il 17 luglio 1355 entra e prende possesso di Monterado, ricevendone le chiavi del castello dove entra e dimora e vi costituisce capitano Ciccoli Casi già di Montesecco al quale consegna le chiavi del castello con l'ingiunzione di difenderlo sotto la pena di mille fiorini d'oro. Nell'ottobre 1395 Luca di Fabriano, rettore della chiesa di S.Paterniano di Monterado, aggredisce nella pubblica piazza, Paoluccio di Antonio di Corinaldo, presso il forno della comunità e la fossa del castello, percuotendolo a sangue con bergamasco di fer­ro che aveva in mano, "istigato da spirito diabolico". Ma detto prete "non contento" di questo fatto, nel mese di gennaio del 1398, armato di una panzeria de ferro... bergamasco, una daga de ferro... e chiavarina ferrata insulto ed aggredì di nuovo il Paoluccio nella strada pubblica, avanti alla sua casa e presso il pozzo comune, percuotendolo a sangue nel capo e nel dito medio della mano sinistra....

 

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