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Castello di Massa Fermana

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Fin dall'antichità il villaggio preromano di Massa Fermana è stato un importante nodo stradale tra Falerio Picenus e Urbis Salvia. L'epigrafe funeraria (CIL, IX, 5460) custodita nella Pina­coteca del Comune resta a testimonianza di insediamenti rura­li romani dell'età imperiale e riporta il nome del giovanissimo Senno (morto all'età di sei anni), figlio di uno degli schiavi di Apollonio, conduttore del podere. In epoca longobarda, intorno all'ottavo secolo, nel punto più alto della collina venivano eretti un complesso fortificato in legno e terra battuta e delle opere abitative assai semplici in direzione nord-est del crinale. La cerchia di mura dell'XI secolo, compren­siva di torri di avvistamento scapitozzate nei secoli successivi, delineava il profilo difensivo del Castello. La porta fortificata ad arco ogivale del XV secolo, coronata da merli e bombardiere con tracce del funzionamento del ponte levatoio, costituisce uno degli esempi più notevoli di porta urbica, anche perché af­fiancata da loggette pensili e arcate cieche rinascimentali. Durante la dominazione longobarda, Massa, sotto il castaldato di Falerone, era centro di produzione agricola e artigianale e sede di un'amministrazione economica. Le mura e le torri medioevali, che un tempo la difendevano, offrono la dimostrazione dela sua potenza e della sua importanza strategica e politica nel contesto delle lotte tra i vari Signori della Marca. Gerardo da Massa, fratello di Guglielmino, divenuto Vescovo di Fermo, promosse la costruzione del convento francescano fuori del Castello, in quelle che erano le selve del Monte Stalio donate ai monaci dai Signori di Massa.

II Castello di Massa Fermana, il più importante dopo Falerone, è posto sul tratto viario che collega le valli del Tenna e del Chienti, nel cuore della dominazione ghibellina. Fu strategico per la dinastia che lo possedeva, almeno fino alla metà del XIII secolo, quando ini­ziarono le cessioni delle proprietà dei Signori di Massa a favore di Amandola: i castelli di Scoppio, Materna, Vena e, successivamente, la parte del Castello di Civitella, appartenente a Bellaflora de Clarmonte, moglie di Guglielmino da Massa. A queste grandi famiglie feudali appartennero personaggi come Gerardo, in grado di occu­pare cariche ecclesiastìche. Nel 1252 i notabili di Massa chiesero l'inurbamento a Fermo, conservando però metà del Castello al quale, forse in quell'oc­casione, venne demolita la roccaforte longobarda. Nello stesso periodo si registrò uno spostamento dei Signori di Massa verso Sud: Guglielmino da Massa ottenne con piena giurisdizione, dal fratello Gerardo, il possedimento di Montevarmine. Filippo da Massa nel 1360 si impossessò della città di Ascoli stabilendovi un proprio governo. Nel 1369-1370 Folco da Massa diventò Podestà di Firenze. In seguito Boffo da Massa unì la sua politica ghibel­lina con la Lega di Firenze divenendo un capitano di quell'im­portante esercito, contrapposto alle forze militari del Papa. Per i suoi meriti egli ottenne la cittadinanza ascolana e diventò Signo­re di Castignano, ma venne ucciso quando cercò di riassoggetta­re alla sua famiglia il Castello di Carassai, appartenuto a Lino da Massa. La stessa sorte era capitata in precedenza a Mercenario da Monteverde, Signore di Fermo, il quale fu freddato a tradi­mento forse da uomini della guelfa di S. Elpidio.

Irriducibili ghibellini e nemici delle libertà comunali erano i "Si­gnori Contadini", originari di Massa Fermana. Questi, imparen­tati fra loro, dominavano in quasi tutti i paesi dell'alto fermano. Quando Fermo fu interdetta da Giovanni XXII, per aver aderito all'Impero e all'antipapa Niccolo V, e venne oppressa da Merce­nario da Monteverde, Gentile da Mogliano e Rinaldo da Monteverde, anche Massa, dovette subire gli stessi soprusi. Nel 1379 i fermani, e di conseguenza anche gli abitanti di Massa, con l'aiuto di Ancona, Recanati e Camerino riacquistarono la piena indipen­denza. Dopo il dominio del capitano Francesco Sforza, dal 1434 signore di Fermo, il territorio di Massa tornò sotto l'egida della Chiesa. Il fenomeno dell'intrecciare paglie stava diventando un'attività alternativa con lo sviluppo dell'appoderamento che risaliva al XIII secolo. Nei piccoli poderi del territorio compreso tra Fale­rone e Massa Fermana, con l'istaurarsi della mezzadria, il cap­pello di paglia che i coloni al bisogno realizzavano per il lavoro estivo nei campi, divenne oggetto di scambio. Fra i secoli XVIII e XIX, parallelo all'antico tratto della piccola strada che costeggia il muro di cinta sud, si sviluppò un gruppo di case (attualmen­te Borgo Cavour). Il Centro Storico di Massa Fermana, nel sud­detto periodo, con tutto il circondario, contava all'incirca 1300 abitanti componenti 250 famiglie. Quasi tutti, piccoli e grandi, erano impegnati nella lavorazione della paglia.

La produzione annua di cappelli all'epoca superava le centocinquantamila unità, con un ricavo maggiore ai dodicimila scudi, senza contare gli utili di quanti commerciavano all'interno dello Stato, oppure con l'estero. Le ricerche storico-tradizionali sul cappello di paglia nelle Marche - avallate da un consistente patrimonio costituito di attrezzi e foto d'epoca - testimoniano la memoria secolare di un artigianato po­vero che, oltre alla manualità, richiedeva solo paglia di grano. Tale arte, evolutasi in stretta complementarietà ai lavori nei campi, ha rappresentato per i coloni dell' Altovaltenna, che lavoravano il loro fondo a mezzadria, un'ulteriore fonte di guadagno. Il cappello di pa­glia per la sua utilità cominciò ad essere conosciuto e richiesto nel­le campagne circostanti. Ebbe così inizio una rudimentale e umile tecnologia locale intesa a migliorare e a qualificare la produzione. Solo più tardi, quando rifiorirono i commerci, i cappelli diventaro­no una buona fonte di guadagno. La nascita delle prime vere fab­briche di copricapo in paglia, fornite di operai, avvenne dopo la prima metà del XIX secolo. È chiaro che all'epoca non erano edifici per la produzione in serie, ma piccoli laboratori artigianali che non avevano nessuna pretesa di sostituirsi alla produzione focolare di campagna Le attuali e diversificate aziende produttrici di cappelli di paglia, di feltro, di lana e di tessuto - legate a un mestiere antico le cui origini si perdono - sono concentrate soprattutto nei paesi di Montappone e Massa Fermana.


Fonte: Serafini Giuseppe (Presidente del Comitato del Cappello)

 

  VI INVITIAMO A VISITARE ANCHE LA PAGINA DI PRESENTAZIONE DI MASSA FERMANA

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