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Castello di Poggio San Marcello

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Si ringrazia Paolo Marini per la collaborazione fotografica.

 



 

Ricostruzione storica derivante dall'Archivio Storico Comunale


Poggio San Marcello è un piccolo paese situato a nord dell’Esino le cui origini si pensa che risalgano all’età picena. Nel 1194 con la nascita di Federico II in Jesi, la città diventò nota in tutte le corti d’Europa e ciò si rifletté positivamente sulle “ville” circostanti, quali Castelplanio, Moie, Rosora, Montecarotto, nonché Poggio San Marcello. Le sue origini documentarie risalgono al 1200, quando Poggio San Marcello figurava come uno dei 16 castelli soggetti a Jesi. Ciò è attestato anche da una pergamena del 1530 relativa alla presentazione del pallio da parte del castello alla città dominante. In ordine d’importanza dei castelli, Poggio San Marcello figurava al quarto posto, segno di inconfutabile preminenza del comune rispetto ad altri centri di più antica fondazione. Il comune di Poggio seguirà per tutta l’età moderna le sorti di Jesi, riconoscendone il dominio ma godendo al tempo stesso di una certa autonomia politica riscontrabile nella presenza di magistrature cittadine, di cui si ha testimonianza nei documenti che costituiscono l’archivio. Nell’organizzazione istituzionale della Marca, risalente al secolo XIV, Jesi si identificava come una "civitas Apostolicae Sedi immediate subiecta", una comunità che esercitava un dominio sul contado, costituito da sedici luoghi tra castelli e terre, tra cui Poggio San Marcello. Il lodo del governatore della Marca, nel 1575, riconosceva il governo cittadino sul contado, obbligandolo a pagare i tributi, giurare fedeltà e offrire i palli. I palli sono i documenti più antichi della supremazia e della giurisdizione di Jesi sulle terre e castelli circonvicini fino al 1808; per quanto concerne Poggio San Marcello il pallio risale al 1530-1807, come si può appurare dall’inventario dell’Archivio Storico del Comune di Jesi.

L’istituzione del governo rafforzava la subordinazione dei castelli, i quali opponevano resistenza a tale assetto istituzionale considerato come un’inevitabile causa degli aggravi fiscali. L’aspetto più rilevante della polemica era la lotta per le collette, secondo cui le imposte camerali e comunicative dovevano essere ripartite tra i residenti di Jesi e quelli del contado. I castelli inoltre dovevano presentare al comune di Jesi le tabelle compilate seguendo le disposizioni date dalla Sagra Congregazione del Buon Governo. Sempre dall’Archivio Storico del Comune di Jesi si apprende che di Poggio San Marcello si conserva una tabella del 1666 e dal 1803 al 1808. Con Sisto V il sistema podestarile viene soppresso e sostituito da quello governatoriale. I compiti del governatore si riflettevano principalmente nell’ambito giudiziario e militare, mentre erano contenuti nel settore amministrativo. L’azione di controllo del governatore si fece sentire soprattutto nei confronti del contado, dove intervenne nella convocazione dei consigli generali, nella formazione del bussolo di reggimento, nel controllo dei transatti, dei dazi, delle entrate, dei libri del camerlengato. L’amministrazione locale pontificia per circa due secoli fu regolata dalla bolla di Clemente VIII Pro Commissa o meglio nota come bolla De Bono Regimine a cui si doveva prestare osservanza da parte di tutti gli amministratori. Dal gennaio del 1787 al febbraio del 1798 la Congregazione del Buon Governo fu soppressa in seguito alla proclamazione della Repubblica Romana.

Il Buon Governo riprese la propria attività nel 1800 fino all’occupazione francese, durante il quale periodo le sue funzioni amministrative aumentarono. Tutti i comuni furono regolati da norme emanate dalla Congregazione per la tenuta delle scritture, specialmente contabili, prescrivendo quelli che dovevano essere i libri principali che le comunità dovevano tenere. In seguito all’occupazione militare francese, nel 1807, i territori che in antico regime costituivano il ducato di Urbino, i governi di Fano, Jesi e Ancona, le città di Corinaldo, Montalboddo, le terre di Montenovo e Montemarciano, le comunità di Castelferretti e Chiaravalle, dopo la loro annessione al regno d’Italia costituirono un’unità territoriale e amministrativa: il dipartimento del Metauro. Nel 1808 sede del Governatore era Montecarotto a cui facevano capo vari comuni tra cui Poggio San Marcello che per altro era annesso e aggregato a Castelplanio. La situazione del comune di Poggio rimase inalterata per tutto il periodo della Restaurazione, durante cui fu unito al comune di residenza del governatore, ossia Montecarotto. Nei Consigli del 1818 si apprende che il comune di Poggio San Marcello rivendicava la propria autonomia e la dignità di comune tolta dalle leggi del Regno Italico. Poggio San Marcello fece parte del nuovo stato italiano come comune autonomo fino al 1928 , quando fu soppresso e appodiato a Castelplanio per circa un ventennio. 

 

 La città di Jesi e del suo contado”, tela del XVII secolo attribuita ad Antonio Sarpi (Biblioteca Comunale Planettiana di Jesi). La tela riproduce, con una prospettiva da sud verso nord, la città di Jesi, per la quale il pittore aveva eseguito la tela,e i castelli del suo contado, posti tutt’intorno in cima ai colli. (Foto di C. Bellini)

 

 

   VI INVITIAMO A VISITARE ANCHE LA PAGINA DI PRESENTAZIONE DEL COMUNE DI POGGIO SAN MARCELLO

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