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Welcome to Marche

Archeologia e Reperti Archeologici Comunanza

  • via Via G. Rossini, 2
  • prov AP
  • città Comunanza
  • tel 335 4540176

informazioni

 

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COMUNANZA, DALL’ETA’ DEL BRONZO ALLA ROMANA INTERAMNIA POLETINA PICENI  

Tutti i ritrovamenti dal 1935 ad oggi

Il pugnale di bronzo e i simboli divinatori nel centro storico, le sepolture rannicchiate con oggetti ornamentalidi bronzo e terracotta in via Dante, lo spillone di bronzo e buccheri in via Aldo Moro e, a Cossinino, la trascrizione proto-Picena, i simboli ricollegabili al culto di Mitra (I° sec.d.C.) ed alle più tarde decorazioni bizantine dei Greci Imperiali (VI° sec. d.C.) (1), con i cippi funerari e le maschere arcaiche delle pietre riciclate, in quello che resta di un piccolo edificio fortificato (ribat Templare), ci riportano alle inquiete popolazioni Egeo-Anatoliche che, nell’Età del Bronzo portando la conoscenza dei metalli e una migliore coltivazione e domesticazione, si fusero pacificamente con quelle autoctone, ancora neolitiche, del nostro territorio (2).  

Dell’Età del Ferro, periodo che vede l’apice e la fine della Civiltà Picena, sono state scoperte numerose sepolture disseminate in tutto il territorio di Comunanza, come ad esempio in bivio Piane, Piana Sametro, Monte della Manovra, piazza Garibaldi, via Dante, Villa Pera e S. Maria a Terme. Nei corredi funebri erano presenti: lance con punta in ferro e asta di legno, coppette a vernice nera, frammenti di ceramica acroma, pendagli in ferro e terracotta con frammenti di pietra colorata, pettorali e pugnali in ferro (3).  

Nella centuriazione pedemontana di Cesare Ottaviano Augusto, datata 15 a.C., nel territorio di Comunanza figura INTERAMNIA POLETINA PICENI (4), presumibilmente, diventata più cospicua dopo la sua conquista da parte di Roma nel 268 a.C. Dove oggi sorge la bella Chiesa romanica di S. Maria a Terme, al centro di Interamnia, nel 269 a.C., si consumò la battagliatra Romani e Piceni con la sconfitta di questi ultimi (5).

L’insediamento di Interamnia Romana, copriva un territorio molto vasto, con testimonianze che vanno dal ponte in blocchi di arenaria e a schiena d’asino di Gerosa, ai ritrovamenti di:  

  • fornaci, mura e frammenti fittili nella zona Acquasanta; 
  • resti di villa romana, sepolture alla cappuccina e monete d’oro suberate, di età repubblicana, nella Piana Sametro;
  • resti di mura in opus caementitium, cornice di Tempio e frammento di edicola in calcare, nel Centro Storico;
  • villa rustica, frammenti di ceramica campana, monete di età repubblicana e imperiale, pozzo-cisterna, resti di focolari, pianconi e frammenti fittili, in via Trieste (6);
  • resti di una Domuscon mura in opus caementitium, pavimento in opus spicatum e calidarium, frammenti di embrici, di coppi, di ceramica a vernice nera e mura di epoca anteriore. Inoltre, due stipi votive con all’interno uno spillone in bronzoe coppette a vernice nera, contenenti cenere ed ossa (7) (forse un Tofet, la cui presenza induce a pensare all’antico luogo di culto intorno al quale si sviluppò il primo insediamento), in via Aldo Moro;
  • sempre in via Aldo Moro, non lontano dalla Domus, sono state trovate cisterne, mura di contenimento e resti di impianti termali con una sorgente di acqua sulfurea (8)
  • lapide con iscrizione funeraria (CIL IX 5202) ”D. M. ALINIAE SEX LIB. PROCULAE C. NONIS FESTUS CONIUGI CARISSIMAE ET PIENTISSIMAE” , nel muro di una casa colonica in località Fosso di Jotto. - Secondo il Colucci, poco distante, era murato Un capitello di ordine ionico largo un palmo e mezzo, effigiato con una conchiglia entro la quale sta rilevata una testa umana rotta dalle gote in sotto, nel listello si legge DIVUS DYONISI FALERENSIS” (9). - Sempre secondo il Colucci, nelle mura di una casa colonica adiacente, vi erano altri rottami di vari geroglifici e bassorilievi” (10);
  • fornace romana in località Colle Terme;
  • necropoli romana, con dodici sepolture alla cappuccina e in fossa terragna, disposte a raggiera intorno a resti di struttura muraria di forma conica, realizzata in opus caementitium, relativa a sepolture monumentali (11) a pochi metri dalla chiesa di S. Maria a Terme, edificata sopra i resti di un Tempio forse dedicato al culto di Mitra o Dioniso, di cui restano parti di colonne; 
  • nel 1960, consultando antichi documenti, furono cercate e trovate due ampie stanze con vasche scavate nel tufo nelle viscere di Colle Terme, e considerate parte di impianti termali dal Colucci (12), usate quasi certamente come rifugio nel periodo medioevale (13).  

Alla luce di questi ritrovamenti, si configura chiaramente che questo insediamento, posto ad un passo che collega l’alta valle dell’Aso con quella del Tenna, grazie alla ricchezza di legname e selvaggina, sia stato un centro di approvvigionamento. Lo stesso toponimo di COMUNANZA, appare altamente suggestivo, in quanto potrebbe evocare una derivazione dell’ “AGER PUBBLICUS” (14).

A sostegno di questa ipotesi c’è “monde Cummunà”, la collina ricca di querce e viti di antica coltura, sovrastante la romana Interamnia, nella sponda sinistra del fiume Aso che, come risaputo, fin dai tempi dei Piceni, veniva utilizzato per trasportare lungo il suo corso il legname e le altre risorse dell’alta valle... Forse, nella vicina NOVANA ?    

Note:  

  • 1) Museo del vino di Torgiano (PG).
  • 2) Silio Italico in Francesco Antonio Marcucci , “Saggio delle cose ascolane e dei Vescovi di Ascoli nel Piceno”, 1776, Forni Editore 1994; Spiro Koleka, “Tronco Pelasgico, rami Neo-Pelasgici”, Tirana 1981; Archivio Archeoclub Comunanza.
  • 3) Archivio Archeoclub Comunanza.
  • 4) C.f.r. G. Crocetti, “Montefortino”, La Rapida Fermo 1988, p.15; G.Michetti, “Fermo nella letteratura latina”, La Rapida Fermo 1980, p.31; P.Bonvicini, “Falerone”, Andrea Livi Editore 1991, p.40.
  • 5) C.f.r. G. Michetti , Op. cit. p.31
  • 6) Gioia Conta, “Asculum II”, Il territorio di Ascoli in età romana, Pisa1982 , p.280; Archivio Archeoclub Comunanza.
  • 7) Soprintendenza Archeologica delle Marche, Maurizio Landolfi, Relazione Tecnico-scientifica, 1996, Ancona.
  • 8) Archivio Archeoclub Comunanza.
  • 9) Giuseppe Colucci, “Delle Antichità Picene”,Descrizione della Terra di Comunanza d’Ascoli, tomo XXI, dai torchi dell’Autore, Fermo 1794.
  • 10) IVI.
  • 11) Soprintendenza Archeologica delle Marche, Delia Lollini, Notificazione di interesse Archeologico, 27 agosto 1986, Ancona.
  • 12) G. Colucci, Op. Cit.
  • 13) Gabriele Nepi, Cenni storici di Comunanza, La Rapida, Fermo 1961.
  • 14) Soprintendenza Archeologica delle Marche, M. Landolfi,Relazione       Tecnico-scientifica, “Villa romana”, 1986 Ancona.       

Stefania Cespi - Sede locale Archeclub d'Italia

 

REPERTI ARCHEOLOGICI - COMUNANZA

LAPIDE ALINIA

Pietra calcarea mutilata in alto e in basso cm.30x43x20 Custodita dalla Sede locale Archeoclub d’Italia presso la Biblioteca Civica....  

 

C.I.L. IX 5202

Segnalata in zona già dal 1794 dal Colucci (1) murata nella abitazione dei signori Traccialini in località Piane Terme, la cosiddetta lapide di Alinia, la troviamo negli anni ’60 sopra la finestra di una modesta casa colonica in località Fosso di Otto (Anticamente Fosso di Jotto, dal nome del possidente). Dal 2004 tutta la zona risulta lottizzata. Nel 2006, la Ditta Costruttrice che ha acquistato la casa colonica, nell’atto della demolizione, ha consegnato la lapide alla Sede Locale Archeoclub d’Italia, affinché la inserisse in un contesto adeguato. Si tratta di una epigrafe delimitata da colonnine scanalate che sostenevano forse un timpano. L’iscrizione si distribuisce in sette linee; le lettere sono alte cm 5 nella prima e cm. 3 nelle restanti; una A piccola è inserita nella terza linea e due T sopraelevate figurano nella sesta linea.  

 DM

Aliniae Sex (ti)

Lib(ertae) Proculae

 C(auis) Nonius Festus

 coniugi carissimae et pientissimae  

l’iscrizione funeraria è dedicata dal marito ad una liberta. Non si conosce il gentilizio della defunta ma, scrive Gianfranco Paci :Non escluderei che il suo patrono possa essere il Sex. Alinnius Festus, primipilo, che compare in una epigrafe di Fermo (C.I.L. IX5361) tanto più che all’ambito fermano - dove è solidamente attestato - potrebbe ricondurre anche il gentilizio del marito”(2).

Databile intorno alla seconda metà deI I sec. A.C,. quando nella zona di Comunanza era attestato l’insediamento di Interamina Poletina Piceni che poi diverrà “Curtis de S. Maria Interamnes”, “Castello di Teramo e infine “Piane Terme”.  

Stefania Cespi

Note  

  1. Giuseppe Colucci, Delle Antichità Picene Tomo XXI, , dai torchi dell’Autore, Fermo MDCCXCIIII . Secondo il Colucci un’altra pietra era murata nello stesso edifici “ l’altra pietra si conosce essere un Capitello d’ordine Jonico largo un palmo e emzzo effigiato, con una conchiglia entro la quale stà rilevata una testa umana rotta dalle gote in sotto, e nel listello vi si legge =DIVUS DYONISI FALERIENSIS=.” 
  2. Gianfranco Paci, Ricerche di storia e di epigrafia romana delle Marche, Dipartimento di Scienze Archeologiche e Storiche dell’Antichità- Università degli Studi di Macerata, Tivoli 2008, p. 743.

 

Fonte informativa e informazioni turistiche con possiblità di visite guidate

  • SEDE LOCALE ARCHEOCLUB D'ITALIA
  • P.zza IV Novembre, 9
  • Tel. 0736 844137
  • Cell. 333 4540176

 

  VI INVITIAMO A VISITARE ANCHE LA PAGINA DI PRESENTAZIONE DI COMUNANZA

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