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Welcome to Marche

Mulino della famiglia Spoletini

  • via Via Cafabbri
  • prov AN
  • città Fraz. Cabernari
  • tel 0732 975053

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IL MULINO CABERNARDI - INTERVISTA ALLA FAMIGLIA SPOLETINI

Curato dall'Associazione Sassoferratesi nel Mondo

Grazie all'iniziativa di Giovanni Pesciarelli, Presidente de'Associazione Sassoferratesi nel Mondo, ho avuto l'occasio­ne di intervistare ed approfondire la conoscenza della famiglia Spotetini. Il nucleo familiare è composto da tre persone veramente speciali: l'ottantasettenne Marino, sua moglie Ada e la loro figlia Adelaide, tutti che esercitano l'attività di mugnai. L'intervista è avvenuta all'interno di una piccola e accogliente sala ricca di calore ed affetto umano. I mobili, gli oggetti, i soprammobi­li, le pareti, parlano di una famiglia onesta, semplice, dignitosa ma soprattutto di grandi lavoratori.

Adelaide, un donna schietta, limpida che tramanda la tradizione di famiglia, mi ha riferito con orgoglio "nella nostra vita ci siamo sempre accontentati di quello che abbia­mo avuto e nel nostro piccolo ci siamo sempre sentiti ricchi". A quel punto, accompagnata da Giovanni, seduta vicino a queste esemplari persone e di fronte al volto sorridente e solare del signor Marino, il mio disagio iniziale si è trasformato in profonda ammirazione per la loro umile, onesta ed importante attività. L'intervista ha inizio con una domanda rivolta ad Adelaide:

Può raccontarmi brevemente la storia del mulino?

Il mulino, collocato in via Cafabbri in frazione di Cabernardi, risale al XIV secolo e alcuni studi recenti attestano che Dante Alighieri vi sog­giornò per un breve periodo. Il mulino è stato in funzione fino agli anni Cinquanta, la fine della sua attività coincide con la chiusura della miniera di Cabernardi. Fino ad allora era in vigore una conven­zione che sanciva la collaborazione reciproca tra i due enti; il mulino offriva l'acqua e la miniera in cambio offriva la corrente elettrica. Codesto accordo terminò nel 1952, il mulino fu abbandonato per nove anni e fu ristrutturato, riaperto nel 1962 da mio padre.

Il mulino va ad acqua e nonostante gli studi elementari, mio padre, per portare il livello dell' acqua a regime e procurare l'energia idroe­lettrica, costruì una diga ed una complessa rete di canali. L'acqua sbattendo sul ruotone con le pale di legno produce energia che fa girare le macine, però durante i periodi di siccità il mulino va ad energia elettrica. È l'unico mulino ad acqua con le macine di pie­tra rimasto nel circondario; per riscoprire le tradizioni popolari molte scolaresche vengono a visitarlo e mio nipote Giordano Papi illustra ai ragazzi il funzionamento dei macchinari.

Adelaide ci ha mostrato una lettera scrina e firmata dagli alunni della scuola Allegretto Nuzio di Fabriano. Essa porta la data 31 maggio 2000 e vi si legge:

"Gentile Signor Marino, mandiamo due fotografie della visita al suo mulino. Abbiamo visto e imparato tante cose nuove che ricorderemo per sempre. Suo nipote Giordano ci ha detto che forse chiuderà il mulino, noi lo preghiamo di non farlo, così altri bam­bini come noi potranno fare questa bella esperienza. La ringraziamo per la sua bella ospitalità, per la sua gentilezza e simpatia. Tanti salu­ti ed auguri a lei, a suo nipote Giordano e tutta la sua famiglia".

Da quale fiume procurate l'acqua per ricavare l'energia?

Il Rio Nevola. Adelaide ci ha mostrato il disciplinare rilasciato dal Genio Civile di Ancona datato 16 dicembre 1963, esso sanciva l'avvio dell'attività.

Di che materiale è la macina?

La macina è di pietra di Cantiano. Esistono due tipi di macine; una che trita (utilizzata per procurare la farina di orzo, mais), l'altra che sfarina (utilizzata per produrre la farina di grano).

Quale è il nome tecnico del mulino?

Mulino a palmenti uso zoo-tecnico per animali.

Quali tipi di cereali macinate?

Qualsiasi cereale (orzo, granturco).

Chi era il proprietario del mulino?

Fino al 1952 il proprietario del mulino era Marco Galeotti.

Ora però, mi piacerebbe conoscere alcune cose del signor Marino; quando è nato?

Mio padre è nato il 5 agosto 1920 a Gaville, ma il ceppo originario della nostra famiglia è a Magnadorsa di Arcevia.

Come ha vissuto la II Guerra Mondiale?

Mio padre mi ha raccontato che durante la II Guerra Mondiale era in Jugoslavia, l'8 settembre era in Grecia e tra molte difficoltà ritornò a Magnadorsa nel settembre del 1946. Dal Signor Marino ho saputo che durante la guerra per sopravvivere faceva il pane.

Mi può raccontare brevemente la storia della vostra famiglia?

Dal Medioevo i Spoletini hanno sempre esercitato la professione di mugnai, addirittura mio nonno Nazzareno non partecipò al I Conflitto Mondiale perché produceva la farina per i militari. Nel dopo guerra i membri della numerosa famiglia patriarcale degli Spoletini, per vive­re, si sono stanziati nei vari mulini della zona. Tutt'ora, infatti, il muli­no di Magnadorsa è gestito da mio cugino Erinaldo Spoletini e maci­na prodotti biologici. Invece io, mio padre, mia madre e mia sorella ci siamo stanziati qui. I miei genitori, con grande coraggio e buona volontà, trasformarono i ruderi del preesistente mulino abbandonato in una struttura dignitosa e funzionante.

Per vivere mio padre anda­va con il mulo a prendere il grano a domicilio dai contadini della zona e lo riportava macinato; in cambio si prendeva il 3% del prodotto fini­to. Nonostante i sacrifici, svolgiamo il nostro lavoro con passione; addirittura, il 27 dicembre 1976, a mio padre è stata conferita l'ono­rificenza di Cavaliere. L'attestato è stato firmato dal Presidente della Repubblica Leone e dal Presidente del Consiglio Giulio Andreotti.

Un'ultima domanda: ha un messaggio da inviare alle persone affinchè imparino ad apprezzare il prezioso valore del pane anche nei periodi di abbondanza?

Adelaide con orgoglio mi ha fatto vedere un suo piccolo quaderno delle elementari e mi ha fatto leggere una poesia che la maestra le aveva dettato:

è il pane.

Quante fatiche e quante ansietà sono contenute in un pezzo di pane! Aratori, seminatori, mietitori, vagliatori, mugnai e panettieri hanno sudato con amore e con pazienza, al fuoco del sole e al fuoco del forno, prima che il biondo grano della semina si trasformi nel pane  della nostra mensa!

L'intervista è terminata.

Un profondo ringraziamento va alla famiglia Spoletini per la cortese disponibilità che mi ha offerto. Mi auguro con tutto il cuore che Adelaide ed i suoi genitori, nonostante le difficoltà, continuino l'im­portante tradizione di famiglia. Infine informo i lettori di questo arti­colo che il mulino, oltre che vendere prodotti di giardinaggio, anima­li da cortile ed alimenti zootecnici, produce un'ottima farina di gran­turco quarantino, eccellente per cucinare la polenta, antico, tradizio­nale e genuino piatto contadino.

Valentina Artegiani

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