AvventuraMarche.it

Oops!

It looks like you don't have flash player 6 installed. Click here to go to Macromedia download page.

Welcome to Marche

Cingoli

informazioni

segreteria@cingoli.sinp.net  

Oops!

It looks like you don't have flash player 6 installed. Click here to go to Macromedia download page.

 



 

 

LA CITTA'

Adagiata sulla sommità del Monte Circe o Cingulum a 631 m s.l.m., per la sua posizione panoramica sul territorio marchigiano è denominata fin dai tempi antichi il “Balcone delle Marche”. Da una vasta terrazza panoramica, sulle mura castellane di origine medioevale, è infatti possibile godere la vista di gran parte del territorio marchigiano, con la cornice naturale, all’orizzonte, del Mar Adriatico e del Monte Conero.

Stemma comunale (di rosso al tasso nutrito sulla punta di un monte all’italiana verde di tre cime;l’albero, verde, sostenuto da due cervi d’argento affrontati e salienti).

 

Slogan  

“Scesa non è ancor la nera notte a Cingoli”o il corrispettivo latino “Nondum cinguleis nox venit atra jugis”

 

LA STORIA

L’origine di Cingoli, l’antica Cingulum dei Romani, è stata generalmente collegata al nome di Tito Labieno, luogotenente di Giulio Cesare in Gallia. Parlando della sua avanzata nel Piceno quest’ultimo menziona infatti Cingulum “quod oppidum labienus constituerat quaque pecunia exaedificaverat” e ricorda il contributo in uomini che essa aveva dato al suo partito nella guerra civile. La prima frequentazione dell’aria, in realtà, si proietta molto più indietro nel temp il colle su cui è ubicata l’odierna cittadina fu abitato infatti sin dall’Eneolitico, circa 5.000 anni fa, anche se non è possibile per ora collegare con un filo continuo le genti che disseminarono l’altura cingolana di selce con quelle che alcuni millenni più tardi vi stabilirono fissa dimora.  

Per comprendere comunque meglio il problema dell’origine occorre comunque oltrepassare il momento di Labieno e proiettarsi almeno nel secolo IX a.C. allorché l’area che va da Pescara al fiume Foglia era abitata da popolazioni picene, forse di origine sabina, giunte nelle attuali Marche con movimenti migratori legati a rituali religiosi. E’ proprio in relazione a tale ultima ipotesi che si comprendono inoltre le numerose variazioni erudite rinascimentali e seicentesche dell’antica leggenda di fondazione della città che ne legava il nome a quello della Maga Circe, figlia del Sole e sorella del mitico Re Pico.  

Carta 218r del ms Libro I di Niccolò Vannucci che contiene le notizie e la descrizione del ritrovamento della «moneta» trovata tra le macerie del convento di S.Domenico nell’ottobre del 1700.

Nel III secolo, alle soglie della romanizzazione della penisola italica, Cingoli con ogni verosimiglianza era già un centro abitato da Romani, un piccolo agglomerato d’altura, forse una delle prefettura di cui parla Giulio Cesare. In età augustea Cingulum è innalzato allo stato di municipium, ascritto alla tribù Velina, e continuerà ad esserlo per tutta l’età Augustea e il periodo imperiale come testimoniano i numerosi materiali archeologici e le testimonianze architettoniche ed epigrafiche. Della dissoluzione dell’impero romano durante il IV e V secolo risente anche la città di Cingoli per la quale si assiste all’aprirsi di un periodo non particolarmente florido che si protrarrà per un indeterminato ma non breve arco cronologico.  

In un non precisato momento dell’oscuro periodo storico che va dal IV al VI secolo Cingoli assume il titolo di sede diocesana: fatto che in qualche modo segna l’inizio di una ripresa demografica, economica, urbanistico-architettonica e culturale per la città. Nel corso dell’invasione longobarda il territorio di Cingoli è smembrato dalla linea di confine tra la Pentapoli e il ducato di Spoleto; per la città, che perde il titolo di sede vescovile e passa sotto la diocesi di Auximum (l’attuale Osimo), si apre uno dei periodi più travagliati della sua storia. Con il riequilibrarsi nella Marca della situazione politica, fra IX e XI secolo si pongono le condizioni per il progressivo affermarsi di Cingoli, attestato nel corso del XII secolo, come libero ed autonomo comune.  

Di seguito allo stabilizzarsi della forma di organizzazione comunale si assiste a un’estensione della struttura urbana di Cingoli con il conseguente ampliamento delle vecchie mura (murum vetus o Saracenorum) e l’affiancarsi al castrum vetus – nucleo del Cingulum romano – di un castrum novum che si sviluppò sul versante nord-ovest del colle. La struttura edilizia all’interno del nucleo abitativo prese forma in modo funzionale, razionale ed omogene i materiali da costruzione (pietra, breccia, rena), di provenienza locale, vennero estratti secondo una precisa normativa comunale, così come regolamentati furono tutti i diversi aspetti legati all’attività edilizia, dalla profondità delle fondamenta all’apertura delle finestre, dalla posa in opera di carpenterie alla composizione e forma dei mattoni.

  

In verde: il Castrum vetus.
In azzurr il Castrum Novum.
Immagine tratta da www.antiqui.it
 

Lentamente nel corso del XII e XIII secolo si assiste a un generale processo di incremento e trasformazione che nel suo affievolirsi tra la fine del XIII secolo e l’inizio del successivo vede Cingoli ormai presentarsi come un centro politicamente, economicamente e culturalmente potente e fiorente. Si erge nel luogo più alto del colle il Palazzo Comunale, sorgono i monasteri dei più importanti ordini religiosi (Francescani, Domenicani, Benedettini, Agostiniani ecc.), vengono avviati i lavori di costruzione dei primi grandi e maestosi palazzi privati, si aprono le botteghe artigiane – del beccaio, dell’aromatario, del fabbro, del vasaio, del maniscalco, nochè quella in cui avrebbe iniziato la sua arte fra’ Bevignate. Né mancheranno ben presto osterie, locande e taverne.  

L’incremento di tale sviluppo economico, comportò necessariamente un impegno finanziario: si assiste quindi all’affermarsi di un fiorente commercio del denaro sia da parte di personaggi locali, sia da parte di prestatori ebrei. Questi ultimi, presenti sporadicamente nel comune fin dalla metà del XIII secolo, saranno chiamati nel XV secolo dalle autorità locali proprio in funzione di una svolta radicale che si intendeva dare all’economia cittadina. Gli ebrei furono presenti in Cingoli per oltre due secoli e in numero piuttosto ingente, come si desume dal fatto che nel XVI secolo sono testimoniati una sinagoga e un ghetto.  

Il secolo XIII, oltre ad essere per il comune di Cingoli un periodo di formazione e di identificazione istituzionale, fu il periodo in cui si trova Cingoli maggiormente impegnato da una parte in lotte con i comuni limitrofi per l’espansione del proprio dominio sui territori limitrofi, d’altra parte nel tentativo di normalizzare e distendere la critica situazione interna legata alle rivendicazioni dell’aristocrazia cittadina. Con l’inizio del XIV secolo, in seguito al ristabilirsi di un certo equilibrio sul fronte esterno, si assiste a uno sforzo di riorganizzazione e sistemazione interna del comune e ad una svolta politica in senso anti magnatizio. Il riequilibrio e il rafforzamento della situazione politica interna fu condizione dell’instaurarsi, in luogo dell’antica nobiltà feudale, di una nuova aristocrazia di origine funzionariale – Cima, Orlandi, Mainetti, Silvestri – o immigrata – Simonetti, Raffaelli, Castiglioni – che unì ad un originario patrimonio la capacità di gestire la vita pubblica.

Il potere politico con il tempo così conseguito rese queste famiglie vincenti prima in rapporto alla primitiva aristocrazia, poi in rapporto all’autorità centrale. Infatti, durante il lungo periodo segnato dallo scontro tra la curia di Roma e le grandi e potenti famiglie della penisola italica per il predominio territoriale, per esercitare i propri poteri tanto l’una, quanto le altre si trovarono nella necessità di delegare compiti e funzioni a personaggi di sperimentata capacità di gestione della vita pubblica, con conseguente aumento del loro prestigio e patrimonio. Tale fu il fondamento della fortuna della quasi totalità delle famiglie che entrarono a far parte della nobiltà cingolana.

  

Cavaliere con le insegne della antica nobile famiglia Conti.
Riproduzione ideale; disegno di Paolo Appignanesi.

Dalla fine del XV secolo Cingoli risulta stabilmente soggetta allo stato pontificio. Agli inizi del XVI secolo, in occasione dell’elezione di Papa Adriano VI, Cingoli fu posta dal Conclave sotto il governatorato del cardinale Egidio Canisio da Viterbo che tenne l’incarico fino alla morte (1532). A tale importante personaggio, che detenne per un quindicennio un potere praticamente assoluto sulla città, si deve, al di là di altre innumerevoli iniziative, la selezione dei ceti cittadini e il riconoscimento come parte della nobiltà cingolana di solo 31 famiglie, dal cui numero potevano provenire le più alte cariche della magistratura cittadina. 

L’attestazione de iure del ceto nobiliare cittadino in un momento, gli anni trenta del XVI secolo che vedono la penisola italica letteralmente invasa a tutti i livelli dalla rivoluzione artistica e culturale del Rinascimento, segna per Cingoli l’inizio di un periodo caratterizzato da fervida attività edilizio-architettonica, artistica e culturale, nello specifico sospinta dalla volontà delle famiglie riconosciute nel loro titolo di nobiltà di attestare materialmente la propria autorità e il proprio prestigio. Nell’arco di un ventennio la città inizierà già ad avere quell’aspetto di nuova austera eleganza che alla fine del secolo ne farà uno dei più belli e importanti esempi di centro rinascimentale della Marchia Anconitana.  

Un nuovo forte impulso all'attività edilizia e artistico-architettonica fu dato alla città dal ripristino nel 1725, con motu proprio di Papa Benedetto XIII, dell’antica sede vescovile: Cingoli, già sede di un patriziato numeroso ed economicamente potente, vide allora accrescersi nel giro di pochi anni le sue fabbriche, e sorgere o rifarsi, nel fastoso barocco del tempo, chiese e palazzi. Dopo il burrascoso periodo napoleonico, Cingoli, riallineatasi in posizione filo pontificia, vive prima un momento di generale quiete e poi un momento di protagonismo con l’ascesa alla cattedra di Pietro di un suo cittadino di nobile famiglia: Francesco Saverio Castiglioni che prenderà il nome di Pio VIII (1829-1830). L’atmosfera di rinnovamento provocata, ormai un trentennio prima, dalla rivoluzione francese, tuttavia, non si era esaurita anzi trovò il suo naturale epilogo nell’affermazione delle ideologie libertarie che furono preludio all’instaurazione del regno d’Italia.

Cingoli, pur se ufficialmente fedele alla politica filo papale, avvertì il premere delle idee nuove e ci fu una discreta adesione, specie nella classe popolare, ai movimenti liberali. Dopo il plebiscito del 1862, che sancì l’annessione al regno d’Italia, a Cingoli la vita proseguì secondo gli schemi consueti, senza gravi traumi né sostanziali rinnovamenti almeno per un cinquantennio, fino alle soglie del primo conflitto mondiale. 

 

IL NOME

Nel campo del più antico sigillo comunale di Cingoli è rappresentato un monte a sei cime sulla cui sommità spicca la figura di San Esuperanzio, vescovo e compatrono della città; un’alta fascia, decorata da una linea semplice e ondulata, corre lungo la base delle tre cime sommatali come una sorta di cintura che avvolge il territorio sul quale il santo vescovo afferma la sua giurisdizione. . Allorché fu necessario esprimere simbolicamente il nome della città si tradusse dunque in immagine il significato più palese della voce latina "cingulum" (cingolo, cintura) inserendola nella convenzionale rappresentazione del territorio comunale in forma di monte. La soluzione è indubbiamente poetica e, come tale, va accolta. La certezza della derivazione del nome dalla voce latina, talmente evidente da diventare quasi provocatoria, ha portato successivamente alcuni storici locali, a partire dall’Avicenna (che scrive nella prima metà del XVII secolo) a formulare possibili etimologie, collegando il significato di “cintura” ora al circuito delle mura, ora alla forma della città stessa, ora a un’improbabile cerimonia di fondazione, con risultati non del tutto soddisfacenti. Sulla base delle considerazioni di seguito esposte è avanzabile l’ipotesi che il significato del nome sia quello di “ripiano sporgente sul versante di un monte” o, con esito pressoché analogo, quello di “sporgenza rocciosa cingente in tutto o in parte un monte”, accezione quest’ultima che avrebbe definito prima gli affioramenti naturali di arenarie che coronavano presumibilmente la sommità dell’alto colle cingolano e in seguito la città sorta o sul ripiano formato dagli stessi o sul ripiano agli stessi sottostante:

  • 1. La voce latina cìngùlum ebbe nell’antichità il significato di ripiano che  sporge sul versante di un monte, significato che i suoi continuatori volgari e romanzi conservano e tuttora tramandano;
  • 2. L’ubicazione del centro romano di Cingulum non coincise con quella dell’abitato attuale bensì con quella del vicino Borgo S.Lorenzo, che si estende sul ripiano che sporge sul versante orientale del monte di Cingoli;
  • 3. L’appellativo di rocciosa che Silio Italico diede nel suo poema alla Cingoli romana acquista più verosimiglianza se si ipotizza la presenza nell’antichità di ulteriori affioramenti in continuazione di quello che presentemente si scorge in località Sasso, in prossimità di Borgo S.Lorenzo;
  • 4. L’accezione della voce latina di cui al punto 2 rende anche ragione della diffusione di toponimi quali Monte Cingulo e Monte Ginguno, e, a sua volta, è corroborata dalla circostanza che tali toponimi designano due monti.

Cingoli, quindi, equivarrebbe a città edificata sul ripiano di un monte. Anche se le considerazioni espresse nei punti 1 e 2 sono di per sé sufficienti per spiegare il nome dato alla città, l’ipotesi che un tempo affioramenti di arenarie fossero presenti anche in prossimità di Borgo S. Lorenzo può tuttavia essere mantenuta. Né è necessario supporre che essi aggirassero l’intera sommità del monte costituendo una vera cintura, era bastante che ciò sembrasse vero guardando il monte da una particolare angolazione: Monte Acuto, sito al confine fra i territori di Cingoli e di Treia, appare tale soltanto se osservato da Est. La loro scomparsa può essere imputata alla necessità di reperire pietra da taglio per la costruzione della città medioevale e soprattutto delle sue mura. Quando, nell’alto Medioevo, la città fu spostata sulla sommità del monte si tirò dietro l’antico nome che però non ne definì più la caratteristica posizione. Furono allora proposte altre spiegazioni, delle quali si è fatto cenno, che avevano ed hanno il potere di lusingare la fantasia, richiamando alla mente antiche geometrie architettoniche o cerimonie di fondazione. Il presente contributo, invece, colloca prosaicamente il nome tra quelli descrittivi del paesaggio, fra i quali basti citare, per rimanere in ambito marchigiano, Peglio (PS), da pilleus; Penne (MC), dal latino dial. pinnus; il più recente Caldarola (MC), da caldaia, nel senso di “conca”, “avvallamento”.  

 

LUOGHI DI CULTO

Chiesa di Santa Maria Assunta

La cattedrale di S. Maria Assunta risale al 1615. La chiesa è ad aula unica e presenta tre grandi absidi poligonali. Nella sagrestia si trovano il dipinto "La Vergine col bambino in trono" e i "SS. Caterina d'Alessandria, Pietro, Esuperanzio, Bonfilio e La Rosa d'Oro", opera di oreficeria neoclassica, donata da Pio VIII alla città nel 1830.

Chiesa di San Domenico

Le prime notizie certe su questa chiesa risalgono al 1325. Nel 1519 subì importanti modifiche e, proprio per la nuova chiesa fu commissionata a Lorenzo Lotto la grande tela della "Madonna del Rosario e Santi"(1539). Nel sec. XVIII la chiesa fu riedificata e presenta oggi un ampio interno di forma ellissoidale.

 

Chiesa di San Filippo Neri

 

 

 

 

 

 

 

 

Data costruzione XIII Secolo. E' indubbiamente uno dei gioielli di Cingoli. La facciata in pietra è abbellita da un portale romanico con, ai lati, due piccole monofore. L'interno barocco, con il soffitto decorato da affreschi e stucchi, conserva pregevoli pitture di Calandrucci, Maratta, Marini, Conca, Cignani e Fanelli.

 

Chiese San Francesco

La Chiesa di San Francesco
è stata eretta nel 1225 e poi ristrutturata alla fine del 1700. Delle originarie strutture romaniche non restano che le pareti, la base del campanile e il portale inserito dopo il rifacimento della facciata nella seconda metà del XVIII secolo

Chiesa Santa Caterina d'Alessandria

Data costruzione XVIII Secolo. La chiesa fu eretta a pochi anni di distanza dal vicino ospedale dello Spineto (1217) e ricostruita nella prima metà del XVIII secolo. L'interno a pianta centrale, conserva magnifiche cantorie intagliate e decorate.

Chiesa di Santo Spirito

Edificio assai antico con monastero, che risale al 1364. Nella sua forma attuale risale al XVIII secolo.L'interno è decorato con stucchi d'oro zecchino. Le tele degli altari sono conservate nella pinacoteca Comunale.

 

Collegiata San Esuperanzio

 

 

 

 

 

 

 

 

E' il più importante edificio religioso della città, fondata nel XII sec. L'attuale edificio, in pietra arenaria e brecciato rosa, presenta forme romanico-gotiche. L'interno ha il presbiterio rialzato per ricavare la cripta necessaria ad ospitare le reliquie del Santo. Sul lato destro dell'edificio si trova l'atrio della casa priorale con tre archi che sostengono l'elegante loggetta sovrastante.

 

Santuario di Santa Sperandia

 

 

 

 

 

 

                                                                                           Lo stile che domina nei locali della chiesa, in parte ammodernati alla fine degli anni Settanta è Barocco. Il tempio conserva dipinti di buona fattura come "Il Miracolo delle Ciliegie" del Fanelli, "la Madonna in trono e Santi" di Antonio da Faenza e una "Crocifissione", copia da Scipione Pulzoni, detto il Gaetano.

 

ULTERIORI LUOGHI STORICO, COLTURALI DA VISITARE

Museo Archeologico

Situato presso il cinquecentesco palazzo municipale, il Museo Archeologico Statale - inaugurato nel 1997 - raccoglie materiali relativi ai ritrovamenti e agli scavi effettuati in zona. Il Museo, attraverso le sue sale, propone la testimonianza della frequentazione del vasto territorio che oggi fa capo al comune di Cingoli, coprendo un periodo che va dal paleolitico sino all'età romana. Nella prima sala, numerose sono le attestazioni di uno tra i più antichi insediamenti delle Marche riferibili al Paleolitico inferiore rappresentate da varie tipologie di strumenti litici attraverso cui è possibile ripercorrere l'evoluzione tecnologica dai primi strumenti su ciottolo sino alle lame in selce. La seconda sala conduce idealmente il visitatore in una nuova fase: quella del Neolitico, dove è riconoscibile l'affinamento della tecnica di lavorazione della selce come testimoniano le varietà di punte di freccia utilizzate all'epoca per la caccia con l'arco. L'economia agricolo-pastorale è desumibile da resti di asce in pietra levigata e da strumenti per la tessitura (navette, fuseruole, pesi da telaio). Accanto a queste nuove attività, si collocano i commerci del territorio con altre zone remote. Ritrovamenti di materiali come le lame di ossidiana dell'isola di Lipari e la pietra verde tipica della zona alpina non sono che la testimonianza di tali contatti. Particolarità della civiltà neolitica locale è l'assenza di attesta­zioni ceramiche che sembrano spiegare un'attardamento, se non una precisa scelta culturale del luogo montano. Ulteriore Approfondimenti Pagine Musei....  

 

PINACOTECA CIVICA E MUSEO COMUNALE

Istituita nel 1985, dal percorso espositivo, idealmente articolato in due sezioni: antica e novecentesca, che si sviluppa in otto sale, secondo un ordine cronologico.

SEZIONE ANTICA – Sale I-III

La sala I è dedicata all’esposizione di opere d’arte di epoca alto-medioevale (quali numerosi frammenti di architettura e decorazione scultorea longobarde) e del pieno medioevo (epigrafi, stemmi, ceramiche e maioliche). Trovano esposizione in questa sala inoltre opere pittoriche del secolo XVI (particolare rilievo merita la raffinata Madonna in trono con bambino di Girolamo Nardini, del 1515).

La sala II è dedicata all’esposizione di opere pittoriche e scultoree dei secoli XVII e XVIII (menzione merita l’Immacolata concezione di Ubaldo Gandolfi, del 1771).

La sala III è dedicata al secolo XIX, specificatamente al primo trentennio di questo, con particolare rilievo dato alla figura del cingolano Francesco Saverio Castiglioni, eletto al soglio pontificio nel 1829 col nome di Pio VIII. Vi trovano collocazione oltre a opere pittoriche e scultore, vetrine con vestiario, utensili e armi dell’epoca.

SEZIONE NOVECENTESCA – Sale IV-VIII

Questa sezione si apre con la sala IV in cui trovano esposizione opere di artisti che hanno vissuto e si sono ispirati a Cingoli (da menzionare Castiglioni, Carloni, Muzi, Monti, Trubbiani).

Le sale V, VI e VII sono esclusivamente dedicate al pittore cingolano, cui il museo è intitolato, Donatello Stefanucci (1896-1987). Vi trovano esposizione una quarantina di tele dell’artista.

Nella sala VIII, l’ultima, trova luogo la ricostruzione dello studio dell’architetto, storico e intellettuale cingolano Cesare Emidio Bernardi, figura di spicco nella vita culturale della Roma del dopoguerra.  Vedi Anche Pagina Pinacoteche....

 

CENTRO STORICO

Porta Piana

Porta d’accesso principale della città, costruita nel 1835 in onore di Papa Pio VIII (Francesco Saverio Castiglioni, Cingoli 1761-Roma 1830). Tale nuova struttura venne a sostituire l’antica imponente Porta Montana, che si apriva tra due massicci torrioni, uno solo dei quali sopravissuto ai lavori ottocenteschi.

Palazzetto Silvestri

Edificio di modeste dimensioni, eretto presumibilmente negli anni Trenta del XVI secolo dal nobile cingolano Eurialo Silvestri, “cameriere segreto” di papa Paolo III Farnese. Notevole il fastigio che sormonta il portale, a due Delfini contrapposti che sorreggono con le code uno scudo bipartito, nel cui campo a destra v’è lo Scorpione (arma della famiglia Silvestri) e a sinistra i Sei Gigli (arma della famiglia Farnese), concessi dal papa Farnese al suo “maestro di camera”.

Palazzo Cima della Scala

Sontuosa dimora nobiliare di una delle più illustri famiglie cingolane, risultato della fusione di più abitazioni, eretta per volere dei fratelli Pietro Giacomo e Masio Cima nella prima metà del secolo XVII.

Palazzo Castiglioni

Importante abitazione patrizia costruita alla fine del secolo XVII e notevolmente rimaneggiata negli anni centrali del secolo XIX. Qui nacque nel 1761 uno dei figli più illustri della città, Francesco Saverio che nel 1829 salirà sulla cattedra di Pietro prendendo il nome di Pio VIII.

Fontana di Maltempo

Elegante fontana pubblica rinascimentale; già citata con tale nome nel 1513, fu restaurata nella forma attuale nel 1568 per mano della bottega dei Lombardi, allievi del Sansovino. L’enigmatica simbologia del motivo centrale, in parte mutato nel tempo per restauri successivi, ne fa uno dei più affascinanti e suggestivi esempi di arte rinascimentale cingolana e non solo.

Palazzo Conti

Il portale gotico di questo imponente edificio del tardo XIV secolo apre alla dimora di una delle più antiche famiglie di Cingoli, i Conti, discendenti dei signori del castello di Civitella, distrutto dagli armati del comune nel 1229.

Palazzo Comunale

Restaurato nel 2001 tale edificio è costituito da un insieme di corpi realizzati in epoche successive nel corso dei quasi quattrocento anni compresi tra la seconda metà del secolo XIII e il primo secolo XVII. Il prospetto in stile rinascimentale, come ricorda l’iscrizione che vi corre, fu innalzato nel 1531 per volere del celebre umanista e filosofo Egidio Canisio, cardinale di Viterbo e governatore perpetuo di Cingoli.

Il Cassero

Fortezza comunale costruita a presidio della libertà comunale poco dopo il 1326 con i materiali delle dimore delle famiglie patrizie che in tale anno insorsero contro la municipalità. Nel 1446 fu parzialmente demolita e restaurata come sede podestarile. Intorno al 1820 il fabbricato fu adibito a carcere mandamentale.

Portella (già Porta dei mercanti)

Uno degli accessi al più antico nucleo della città, aperta nel percorso delle mura durante il periodo rinascimentale per favorire la produzione e il commercio cittadini dei tessuti.

Palazzo Puccetti

Il portale, ornato da due superbi telamoni, apre a questa elegante dimora signorile del primo Settecento, che custodisce al suo interno un suggestivo giardino pensile.

Porta dello Spineto

Severa e massiccia struttura d’epoca medievale, in parte rimaneggiata nel corso del tempo, che porta il nome dell’antico quartiere cittadino cui da accesso.

 

GUARDA IL VIDEO

Cingoli il Balcone delle Marche

 

 

Michele Vittori 

Francesco Cardarelli 

 

 

PROSSIMI EVENTI

SABATO 21 DICEMBRE ORE 16,00 - SALONE CIRCOLO CITTADINO

FALSTAFF IN TRE MOSSE PER UN SALUTO A GIUSEPPE VERDI

 

PROGRAMMA EVENTI INVERNO 2013

 

 

 

 

 

 

 

© AvventuraMarche 2008 . Tutti i diritti riservati, loghi e fotografie gentilmente concessi dai rispettivi proprietari.

Disclaimer . Privacy . P.IVA 02377840422 .

www.appartamentistellaalpina.it Appartamenti Stella Alpina